All’ospedale Spallanzani verifiche su due tipi di tamponi veloci da poter usare negli scali e nelle stazioni di treni e bus
di Mariolina Sesto

All’ospedale Spallanzani verifiche su due tipi di tamponi veloci da poter usare negli scali e nelle stazioni di treni e bus
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Il governo e le Regioni preparano una stretta per contenere i contagi da rientro dall’estero e per sanzionare il mancato uso delle mascherine nei luoghi pubblici al chiuso. D’altra parte, nel secondo giorno consecutivo in cui l’Oms certifica oltre 284mila casi di contagio, l’allerta sale di livello e richiede misure più drastiche. Il ministero della Sanità, in collaborazione con l’ospedale Spallanzani di Roma sta lavorando per l’introduzione di test rapidi negli aeroporti; le regioni invece sfornano ordinanze con rigide sanzioni per chi non usa le mascherine nei luoghi pubblici e chiedono il rafforzameno dei controlli per chi entra in Italia dall’estero.
Risposte in 15-20 minuti
L’idea è quella di dotare le strutture aeroportuali di un test ultra rapido per rilevare il coronavirus in 15-20 minuti. L’affidabilità sarebbe probabilmente un po’ inferiore rispetto al tampone ma richiederebbe tempi assai più brevi delle almeno 4 ore necessarie per il test classico. Questo permetterebbe di aumentare i controlli per chi sbarca sul territorio nazionale, non limitando più il tamponesolo a voli miratio su singoli viaggiatori che hanno i sintomi tipici del virus. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha allora chiesto aiuto all’ospedale Spallanzani di Roma che mercoledì prossimo 29 luglio dovrebbe dare una prima risposta. Ci sono due tipi di tamponi rapidi al vaglio. Se le verifiche daranno esito positivo, saranno acquisiti dei macchinari che, con l’ausilio delle squadre speciali di medici anti-Covid, potranno effettuare in 20 minuti il tampone a un massiccio numero di persone in arrivo fra aeroporti e stazioni.
Test rapido in preparazione allo Spallanzani di Roma
«Il tema del possibile ingresso del virus da Paesi nei quali l’emergenza Covid è in una fase di crescita, compresi stati come la Romania e la Bulgaria, ci impone di intervenire nei porti, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie e anche di autobus per evitare che si imbarchino positivi o sintomatici. Per questo devono essere fatti obbligatoriamente i tamponi» avverte il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia. Che aggiunge: «Ovviamente dovremmo essere pronti anche a valle intervenendo con le nostre squadre Usmaf e, se necessario, con le Uscar. Noi siamo pronti anche con i test rapidi ma mi auguro che i governi cooperino per il bene comune e approvino rapidamente protocolli in tal senso liberando così anche il traffico aereo in grande sofferenza».
Aumentano le multe per chi non usa le mascherine al chiuso
Il primo governatore a usare la linea durissima contro chi non usa la mascherina nei locali pubblici chiusi è stato il campano Vincenzo De Luca: la sua nuovissima ordinanza dispone multe fino a mille euro per chi non la indossa laddove è obbligatoria. Già in tre, a Salerno, ne hanno fatto le spese. E a pagare in Campania saranno anche i negozi: se non ripetteranno l’obbligo di mascherina rischieranno persino la chiusura. Intanto nel weekend i dipendenti di quattro bar nelle strade della “movida” di Bari sono stati sanzionati dalla Polizia locale per inosservanza delle misure anti-Covid e, in particolare, per mancato uso delle mascherine. Ne risponderanno in solido – spiega la Polizia locale – anche i titolari dei pubblici esercizi.
L’esercito per i controlli alle frontiere
Dai governatori di Regioni di frontiera si comincia a chiedere anche l’uso dell’esercito per i controlli. È il caso del presidente del Friuli Massimiliano Fedriga. Il confine con la Slovenia (porta dei Balcani in questo momento infestati dal virus) in Friuli fa paura. Si teme soprattutto per l’arrivo di irregolari che arrivano da paesi con sistemi sanitari molto deboli, percorrono la rotta balcanica passando da paesi con contagi molto alti e infine entrano in Italia.
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